Negli anni ’70 il GASMA ha concepito i due musei civici oggi esistenti in Arona: il Mineralogico e l’Archeologico. Mentre il primo, libero da vincoli burocratici è stato aperto nel 1983 e gestito dall'associazione, il secondo è stato inaugurato nel 1997 e affidato dalla Soprintendenza Archeologica del Piemonte ad archeologi professionisti.
L’attuale sede del GASMA è collocata nel Museo Mineralogico di Piazza S. Graziano, ma non è frequentabile che dai soci per lo spazio ristretto.
È possibile incontrarvi dei soci, senza appuntamento, solo negli orari di apertura del Mineralogico (sabato e domenica ore 15.30 - 18.30).
Inaugurato nel giugno 1983, dopo vari trasferimenti, approda nel 2009 nella sede attuale di Piazza S. Graziano (Ex - Mercato Coperto), dove viene intitolato all'architetto Antonio Mora, il suo più tenace promotore. L’esposizione antepone l’aspetto didattico a quello estetico, per mostrare ai giovani i princìpi di mineralogia e geologia. Tra i 300 minerali esposti non mancano comunque esemplari di estrema bellezza e rarità, perlopiù dono di soci e amici.
Una prima sezione introduce al regno minerale con la distinzione tra minerale e roccia, con l’esposizione di reticoli cristallini, con una serie di modelli cristallini in plexiglas affiancati a minerali della stessa struttura.
Segue la spiegazione dei principali caratteri fisici dei minerali: durezza, lucentezza, sfaldatura, colore, peso specifico, luminescenza, ecc. Naturalmente frammenti di minerali accompagnano le descrizioni.
Un altro capitolo illustra l’origine, la genesi dei minerali, attraverso i fenomeni geologici vulcanici, sedimentari e metamorfici.
Premesso che il distretto mineralogico dell’Ossola e di Baveno è uno dei più significativi per abbondanza e per varietà di campioni ed è stata la palestra primaria dei soci del GASMA, se ne deduce che moltissimi sono i pezzi locali esposti. Suddivisi secondo il criterio sistematico delle diverse classi : elementi nativi, solfuri, aloidi, ossidi e idrossidi, carbonati e borati, solfati, fosfati + arsenicati + vanadati, silicati, sostanze organiche. Sono qui esposti esemplari come la rara bavenite, lo smeraldo della Val Vigezzo, l’acquamarina di Trontano, la piromorfite del Vergante, ecc.
Due vetrine sono dedicate alle pietre ornamentali, cioè pietre dure tagliate e lucidate, come le agate, il calcedonio, la malachite, la fluorite, ecc.
Una vetrina riservata ai soci ed ai loro ritrovamenti ospita campioni di minerali di Antonio Mora , suoi ‘attrezzi di lavoro’ e sue fotografie. Due vetrine espongono, a titolo di esempio, la bella collezione di un socio (Armando Naldi), ricca di minerali di Baveno: ortoclasio, quarzo, albite, ecc.
Infine tre vetrine contengono fossili da tutto il mondo e dalla Rocca di Arona.
Una novità assoluta è costituita da una postazione video - microscopica costituita da un microscopio stereo e da uno schermo che permette di proiettare le immagini di minerali ingranditi e coloratissimi.
Periodicamente, pur nelle ristrettezze di spazio, vengono esposti campioni speciali, come per esempio un esemplare di oro nativo di Brusson (alla sezione Eventi).
La frequentazione è alta, mediamente superiore alle 3000 presenze annue.
Gli orari di apertura sono: sabato e domenica dalle 15.30 alle 18.30. Le visite sono gratuite.
BIBLIOGRAFIA
E’ stato inaugurato nel 1997 nell'ala sinistra dell’Ex-Mercato Coperto di Piazza S. Graziano, e dedicato nel 2016 all'archeologo siriano Khaled Al-Asaad. E’ stato fortemente voluto dal GASMA grazie soprattutto ai materiali recuperati e ad un finanziamento bancario da esso ottenuto. Vi sono conservati e solo in parte esposti per ragioni di spazio, moltissimi reperti provenienti dal territorio di Arona, Basso Verbano e dintorni, di cui fanno la storia. Essa si articola secondo le varie età: Paleolitica, Mesolitica, Neolitica, ecc.
Il percorso è organizzato secondo il criterio cronologico a partire dall'età neolitica ed eneolitica che vedono le prime frequentazioni finora scoperte dell’uomo in zona (pochi reperti in pietra - asce, anellone - risalenti al VI millennio a.C. e seguenti). (Reperti più antichi, del Mesolitico, emersero a Castelletto Ticino).
Ma la successiva età del Bronzo (secoli XVIII - XI) è quella che segna un insediamento più diffuso e stabile. Ecco allora una ruota in legno (calco) e ceramiche della stazione palafitticola dei Lagoni di Mercurago, dove fu scoperta la prima palafitta italiana a seguito di quelle dei laghi svizzeri. I Lagoni di Mercurago sono stati perciò annoverati dall'Unesco tra i siti Patrimonio dell’Umanità. Altre ceramiche d’età del Bronzo sono state trovate dal GASMA in tutto il territorio ed in particolare sulla Rocca d’Arona.
La prima età del Ferro (X – V sec. a.C.), che in sede locale viene definita Civiltà di Golasecca ed ha risonanza europea, ebbe il baricentro locale all'imbocco del Ticino (Castelletto Ticino - Sesto Calende) grande via fluviale, interessando ad ondate concentriche tutti i territori vicini. Così in museo sono presenti materiali golasecchiani di Castelletto, ma anche di Arona, Nebbiuno, Mercurago, ecc.
La seconda età del Ferro (IV – I sec. a.C.) vede le invasioni storiche dei Galli o Celti che dir si voglia (da noi, a Milano e nel Comasco la tribù degli Insubri), che comportano un ripopolamento capillare del territorio. Questo è alle origini dei numerosi paesi e frazioni attuali (oggi si possono contare - per difetto - oltre 50% di abitati documentabili con tracce galliche). La necropoli insubre di Dormelletto (III-I sec. a.C.) ne è l’esempio più chiaro. Sono esposti in museo alcuni corredi tombali con relativi ‘vasi a trottola’ per il vino, bracciali e una cavigliera in bronzo di Arona, macine in pietra per cereali.
Dopo l’età della pacifica romanizzazione di queste genti (II – I a. C.), la dominazione altrettanto incruenta comportò un tale sviluppo demografico che monete, vetri, materiali fittili di importazione o di foggia latina sono presenti ovunque nelle tombe e nei centri storici principali. Tra quelli esposti spiccano una statuetta ceramica di mater con bambini (Arona), parte di un tesoretto monetale di III secolo (Varallo Pombia), una lunga collana di grani in pasta vitrea, un’ara di pietra dedicata alle Matrone (Dormello), ecc.
Le presenze barbariche sono invece rarissime: è presente una sola fiasca ceramica decorata (VII d.C.).
BIBLIOGRAFIA